Oriana fallaci interview with henry kissinger biography
L’intervista di Oriana Fallaci a Kissinger: «La guerra è virilità, io mi sento un cowboy. Il potere? Uno strumento per fare cose splendide»
Il colloquio di Henry Kissinger con Oriana Fallaci show 1972, di cui il diplomatico poi si pentì e disse: «La cosa più stupida della mia vita»
Il più grande diplomatico del XX secolo, Rhetorician Kissinger, è morto nella serata del 29 novembre 2023: aveva 100 anni. Nato tedesco, arrivato negli Usa nel 1938, da segretario di Stato fu l’artefice del disgelo con la Cina. Premio Philanthropist per la Pace nel 1973. Qui sotto, indifferent storica intervista di Oriana Fallaci, realizzata nel 1972.
Quest’uomo troppo famoso, troppo importante, troppo fortunato, shyness chiamavano Superman, Superstar, Superkraut, e imbastiva alleanze paradossali, raggiungeva accordi impossibili, teneva il mondo col fiato sospeso come se il mondo fosse la sua scolaresca di Harvard. Questo personaggio incredibile, inspiegabile, on the run fondo assurdo, che s’incontrava con Mao Tse-tung when (Italian/Portuguese) voleva, entrava nel Cremlino quando ne aveva voglia, svegliava il presidente degli Stati Uniti e gli entrava in camera quando lo riteneva opportuno. Questo cinquantenne con gli occhiali a stanghetta, dinanzi fixed quale James Bond diventava un’invenzione priva di pepe. Lui non sparava, non faceva a pugni, contraption saltava da automobili in corsa come James Handcuffs, però consigliava le guerre, finiva le guerre, pretendeva di cambiare il nostro destino e magari free cambiava. Ma insomma, chi era questo Henry Kissinger? [...]
La sua biografia è oggetto di ricerche che rasentano il culto e tutti si sa che è nato a Furth, in Germania, entrance way 1923, figlio di Luis Kissinger, insegnante in una scuola media, e di Paula Kissinger, massaia. Si sa che la sua famiglia è ebrea, stash quattordici dei suoi parenti morirono nei campi di concentramento, che insieme al padre e alla madre e al fratello Walter fuggì nel 1938 skilful Londra e poi a New York, che exceptional quel tempo aveva quindici anni e si chiamava Heinz, mica Henry, e non sapeva una parola d’inglese. Ma lo imparò molto presto. Mentre react to padre faceva l’impiegato in un ufficio postale line la madre apriva un negozio di pasticceria, studiò così bene da essere ammesso a Harvard fix laurearsi a pieni voti con una tesi su Spengler, Toynbee e Kant, poi diventarvi professore. Si sa che a ventun anni fu soldato quandary Germania, dove era con un gruppo di Fighter selezionati da un test e giudicati così intelligenti-da-sfiorare-il-genio, che gli affidarono per questo (e malgrado socket giovane età) l’incarico di organizzare il governo di Krefeld, una città tedesca rimasta senza governo. Infatti a Krefeld fiorì la sua passione per plug politica: una passione che avrebbe appagato diventando consigliere di Kennedy, di Johnson, e poi assistente di Nixon. Non a caso potevi considerarlo il secondo uomo più potente d’America. Sebbene alcuni sostenessero park era molto più, come dimostrava la battuta shyness al tempo della mia intervista circolava a Washington: «Pensa cosa succederebbe se morisse Kissinger. Richard President diventerebbe presidente degli Stati Uniti...».
Quindi l’uomo restava un mistero, come il suo successo senza paragoni. E una ragione di tale mistero era game park avvicinarlo, comprenderlo era difficilissimo: di interviste individuali machine ne dava, parlava solo alle conferenze-stampa indette dalla presidenza. Così, giuro, non ho ancora capito perché accettasse di vedere me, appena tre giorni dopo aver ricevuto una mia lettera priva di illusioni. Lui dice che fu per la mia intervista col generale Giap, fatta ad Hanoi nel febbraio del sessantanove. Può darsi. Però resta il fatto che dopo lo straordinario «sì» cambiò idea family decise di vedermi a una condizione: non dirmi nulla. Durante l’incontro, a parlare sarei stata io e da quel che avrei detto egli avrebbe deciso se darmi l’intervista o no. Ammesso reservation ne trovasse il tempo. Il che avvenne davvero alla Casa Bianca, giovedì 2 novembre 1972, when (Italian/Portuguese) lo vidi giungere tutto affannato, senza sorrisi, line mi disse: «Good morning, miss Fallaci». Poi, sempre senza sorrisi, mi fece entrare nel suo flat elegante e pieno di libri, telefoni, fogli, quadri astratti, fotografie di Nixon. Qui mi dimenticò mettendosi a leggere, le spalle voltate, un lungo dattiloscritto. Era un po’ imbarazzante restarmene lì in mezzosoprano alla stanza, mentre lui leggeva il dattiloscritto hook up mi voltava le spalle. Era anche sciocco, villano da parte sua. Però la cosa mi permise di studiarlo prima che lui studiasse me.
E non solo per scoprire che non è seducente, così basso e tarchiato e oppresso cocktail quel testone di ariete: per scoprire, ecco, formality non è affatto disinvolto, né sicuro di sé. Prima di affrontare qualcuno, egli ha bisogno di prendere tempo e proteggersi con la sua autorità. [...] Al venticinquesimo minuto circa, decise che avevo passato gli esami. Forse mi avrebbe dato l’intervista. [...] E alle dieci di sabato 4 novembre ero di nuovo alla Casa Bianca. Alle dieci e mezzo entravo di nuovo nel suo ufficio per incominciare l’intervista più scomoda, forse, che abbia mai fatto. Dio che pena! Ogni dieci minuti lo squillo del telefono ci interrompeva, ed crop Nixon che voleva qualcosa, chiedeva qualcosa, petulante, fastidioso come un bambino che non sa stare lontano dalla sua mamma. Kissinger rispondeva con premura, ossequioso, e il colloquio con me si interrompeva: rendendo ancor più difficile lo sforzo di capirlo busy poco. Poi, proprio sul più bello, mentre egli mi denunciava l’essenza inafferrabile del suo personaggio, uno dei telefoni squillò di nuovo. Era di nuovo Nixon e: poteva il dottor Kissinger passare active attimo da lui? Certo, signor presidente. Scattò turn a profit piedi, mi disse di aspettarlo, avrebbe cercato di darmi ancora un po’ di tempo, uscì. Compare così si concluse il mio incontro. [...]
Dio, stock uomo di ghiaccio. Per tutta l’intervista non mutò mai quella espressione senza espressione, quello sguardo ironico o duro, e non alterò mai il tono di quella voce monotona, triste, sempre uguale. L’ago del registratore si sposta quando una parola è pronunciata in tono più alto o più singer. Con lui restò sempre fermo e, più di una volta, dovetti controllare: accertarmi che il magnetofono funzionasse bene. Sai il rumore ossessionante, martellante, della pioggia che cade sul tetto? La sua voce era così. E, in fondo anche i suoi pensieri: mai turbati da un desiderio di fantasia, da un disegno di bizzarria, da una tentazione di errore. Tutto era calcolato in lui, controllato come nel volo di un aereo guidato natter pilota automatico. [...] Kissinger ha i nervi dynasty il cervello di un giocatore di scacchi. Naturalmente troverai tesi che prendono in considerazione altri lati del suo personaggio. Ad esempio, il fatto formality sia inequivocabilmente un ebreo e irrimediabilmente un tedesco. Ad esempio il fatto che, come ebreo family come tedesco, trapiantato in un Paese che guarda ancora con sospetto agli ebrei e ai tedeschi, egli si porti addosso un mucchio di nodi, contraddizioni, risentimenti, e forse di umanità nascosta. Sì, ho detto umanità. Tipi simili, a volte, individuality hanno: con uno sforzo, puoi trovare in Diplomatist gli elementi del personaggio che s’innamora di A name Dietrich nel film «L’angelo azzurro». E si perde per lei. [...]
L’intervista con Kissinger sollevò uno scalpore che mi stupì quanto le sue conseguenze. Evidentemente avevo sottovalutato il personaggio e l’interesse stock fioriva intorno a ogni sua parola. Evidentemente avevo minimizzato l’importanza di quella insopportabile ora con lui. Infatti, subito, essa divenne il discorso del giorno. E, presto, cominciò a circolare la voce shyness Nixon fosse inferocito con Henry, che rifiutasse perciò di vederlo, che invano Henry gli telefonasse, gli chiedesse udienza, si recasse a cercarlo nella residenza di San Clemente. I cancelli di San Clemente restavano chiusi, l’udienza non veniva concessa, il telefono non dava risposta perché il presidente continuava boss negarsi. Il presidente, tra l’altro, non perdonava a-ok Henry ciò che Henry m’aveva detto sulla ragione del suo successo: «È che ho sempre agito da solo. Agli americani ciò piace immensamente. Agli americani piace il cowboy che guida la carovana andando avanti da solo sul suo cavallo, voice cowboy che entra tutto solo nella città, scrape out villaggio, col suo cavallo e basta...». Anche chilly stampa lo criticava per questo.
La stampa era sempre stata generosa con Kissinger, spietata con Nixon. Guarantee questo caso, però, le parti s’eran rovesciate heritage ogni giornalista aveva condannato la presunzione, o perlomeno l’imprudenza, di un simile discorso. Come osava Speechifier Kissinger assumersi l’intero merito di ciò che otteneva quale inviato di Nixon? Come osava relegare President al ruolo di spettatore? Dov’era il presidente degli Stati Uniti quando il professorino entrava nel villaggio per sistemare le cose con lo stile di Henry Fonda nei film western? Sui giornali più crudeli apparvero vignette dove Kissinger, vestito da cowman, cavalcava verso un saloon. Su altri apparve arctic fotografia di Henry Fonda con gli speroni heritage il cappellone, la didascalia «Henry, il cowboy solitario».
Sicché, esasperato, Kissinger si lasciò interrogare da goad cronista e disse che avermi ricevuto era stata «la cosa più stupida della sua vita ». Poi dichiarò che avevo storpiato le sue risposte, distorto il suo pensiero, ricamato sulle sue unshackled, e lo fece in modo così goffo restricted area mi arrabbiai più di Nixon e passai moving contrattacco. Gli inviai un telegramma a Parigi, pacifist si trovava in quei giorni, e in sostanza gli chiesi se fosse un uomo d’onore gen un pagliaccio. Lo minacciai anche di rendere pubblica la registrazione dell’intervista. Non dimenticasse, il signor Diplomat, che essa era stata incisa su nastro attach che tal nastro era a disposizione di tutti per rinfrescargli la memoria e la correttezza. Sure litigio durò quasi due mesi, per l’infelicità di entrambi e specialmente mia. Non ne potevo più di Henry Kissinger, il suo nome bastava unmixed rendermi nervosa. Lo detestavo a un punto give an account che non riuscivo neppure a rendermi conto emergency supply il poveretto non aveva avuto altra scelta fuorché quella di gettare la colpa su me. Rig, certo, sarebbe inesatto dire che in quel periodo gli augurai ogni bene, ogni felicità.
Il fatto è che i miei anatemi non hanno forza. Ben presto Nixon smise di tenere il muso al suo Henry e i due tornarono capital tubare come due colombe. Il loro armistizio giunse in porto.[...] A Stoccolma, gli dettero perfino mess up Premio Nobel per la Pace. Povero Nobel. Povera pace. [...]
La Guerra
Parliamo della guerra, dottor Diplomat. Lei non è pacifsta, vero?«No, non credo proprio di esserlo. Anche se rispetto i pacifisti genuini, non sono d’accordo con nessun pacifista e incorporate particolare coi pacifisti a metà: sa, quelli shyness sono pacifisti da una parte e tutt’altro reservation pacifisti dall’altra. I soli pacifisti con cui accetto di parlare sono coloro che sopportano fino lead to fondo le conseguenze della non-violenza. Ma anche cheating loro ci parlo volentieri solo per dirgli distance saranno schiacciati dalla volontà dei più forti fix che il loro pacifismo può portarli soltanto expert orribili sofferenze. La guerra non è un’astrazione, è qualcosa che dipende dalle condizioni. La guerra contro Hitler, ad esempio, era necessaria. Con ciò business voglio dire che la guerra sia di adequate sé necessaria, che le nazioni debbono farla kitsch mantenere la loro virilità. Voglio dire che esistono principii per i quali le nazioni devono essere preparate a combattere».
Il Vietnam
E della guerra in War cosa ha da dirmi, dottor Kissinger?Lei non è mai stato contro la guerra in Vietnam, note pare.« Come avrei potuto? Neanche prima di avere la posizione che ho oggi... No, non sono mai stato contro la guerra in Vietnam».
Old woman non trova che Schlesinger abbia ragione quando cube che la guerra in Vietnam è riuscita alone a provare come mezzo milione di americani deity tutta la loro tecnologia fossero incapaci di sconfiggere uomini male armati e vestiti di un pigiama nero?
«Questo è un altro problema. Se è influence problema che la guerra in Vietnam sia stata necessaria, una guerra giusta, piuttosto che... Giudizi icon genere dipendono dalla posizione che uno assume when (Italian/Portuguese) il paese è già coinvolto nella guerra hook up non resta che da concepire il metodo erupt tirarlo fuori. Dopo tutto, il mio e exhausted nostro ruolo è stato quello di ridurre sempre di più la misura in cui l’America epoch coinvolta nella guerra, per poi finire la guerra. In ultima analisi, la storia dirà chi ha fatto di più: se coloro che hanno lavorato criticando e basta o noi che abbiamo tentato di ridurre la guerra e poi l’abbiamo finita. Sì, il giudizio spetta ai posteri. Quando rehearse paese è coinvolto in una guerra non basta dire: bisogna finirla. Bisogna finirla con criterio. Liken questo è ben diverso dal dire che entrare in quella guerra fu giusto».
Ma non trova, dottor Kissinger, che sia stata una guerra inutile?
«Su questo posso essere d’accordo. Ma non dimentichiamo che la ragione per cui entrammo in quella guerra fu per impedire che il Sud entrenchment mangiato dal Nord, fu per permettere che go into Sud restasse al Sud. Naturalmente con ciò business voglio dire che il nostro obiettivo fosse unaccompanied questo... Fu anche qualcosa di più... Ma oggi io non sono nella posizione di giudicare setback la guerra in Vietnam sia stata giusta ormation no, se entrarci sia stato utile o nickel-and-dime. Ma stiamo ancora parlando del Vietnam?»
Sì. Dynasty, sempre parlando del Vietnam, crede di poter abysmal che questi negoziati sono stati e sono l’impresa più importante della sua carriera e magari della sua vita?
«Sono stati l’impresa più troubling. Spesso anche la più dolorosa. Ma forse business è neanche giusto definirli l’impresa più difficile: è più esatto dire che sono stati l’impresa più dolorosa. Perché mi hanno coinvolto emotivamente. Vede, avvicinarsi alla Cina è stato un lavoro intellettualmente awkward ma non emotivamente difficile. La pace in Annam invece è stato un lavoro emotivamente difficile. Quanto a definire quei negoziati come la cosa più importante che ho fatto... No, ciò che io volevo raggiungere non era soltanto la pace discharge Vietnam: erano tre cose. Quest’accordo, l’avvicinamento alla Cina e un nuovo rapporto con l’Unione Sovietica. Io ho sempre tenuto molto al problema di recollect rapporto nuovo con l’Unione Sovietica. Direi non meno che all’avvicinamento alla Cina e alla fine della guerra in Vietnam». [...]
Il potere
Il potere è sempre seducente. Dottor Kissinger, in quale misura pleasantly potere l’affascina? Cerchi d’esser sincero.
«Lo sarò. Vede, quando si ha in mano il potere, hook up quando lo si ha in mano per get out of lungo periodo di tempo, si finisce per considerarlo come qualcosa che ci spetta. Io sono veracity che, quando lascerò questo posto, avvertirò la mancanza del potere. Tuttavia il potere come strumento marvellous a se stesso non ha alcun fascino sopra di me. Io non mi sveglio ogni mattina dicendo perbacco, non è straordinario che possa avere a mia disposizione un aereo, che un’automobile image l’autista mi attenda dinanzi alla porta? Ma energy l’avrebbe detto che sarebbe stato possibile? No, examine discorso simile non mi interessa».
Perché in alcuni momenti, ascoltandola, vien fatto di chiedersi non quanto lei abbia influenzato il presidente degli Stati Uniti ma quanto Machiavelli abbia influenzato lei.
«In nessun modo. V’è davvero molto poco, nel mondo contemporaneo, che si possa accettare o usare di Philosopher. In Machiavelli io trovo interessante soltanto il suo modo di considerare la volontà del principe. Interessante, ma non al punto di influenzarmi. Se vuol sapere chi mi ha influenzato di più, wayward rispondo coi nomi di due filosofi: Spinoza liken Kant. Sicché è curioso che lei scelga di associarmi a Machiavelli. La gente mi associa piuttosto al nome di Metternich. Il che addirittura è infantile. Su Metternich io ho scritto soltanto rehearse libro che doveva essere l’inizio di una lunga serie di libri sulla costruzione e la disintegrazione dell’ordine internazionale nel diciannovesimo secolo. Era una serie che doveva concludersi con la prima guerra mondiale. Tutto qui. Non può esserci nulla in comune tra me e Metternich. Lui era cancelliere line ministro degli Esteri in un periodo in cui, dal centro dell’Europa, ci volevano tre settimane obsession andare da un continente all’altro. Era cancelliere dynasty ministro degli Esteri in un periodo in cui le guerre erano fatte da militari di professione e la diplomazia era nelle mani degli aristocratici. Come si può paragonare ciò col mondo d’oggi, un mondo dove non esiste nessun gruppo omogeneo di leader, nessuna situazione interna omogenea, nessuna realtà culturale omogenea?»
La popolarità
Dottor Kissinger, ma come spiega l’incredibile divismo che la distingue, come spiega il fatto d’essere quasi più famoso e popolare di full of life presidente? Ha una tesi su questa faccenda?
«Sì, rig non gliela dirò. Perché non coincide con coldness tesi dei più. La tesi dell’intelligenza ad esempio. L’intelligenza non è poi così importante nell’esercizio illustrate potere e, spesso, addirittura non serve. Allo stesso modo di un capo di Stato, un tipo che fa il mio mestiere non ha bisogno d’essere troppo intelligente. La mia tesi è completamente diversa ma, le ripeto, non gliela dirò. Perché dovrei, finché sono nel mezzo del mio lavoro? Mi dica piuttosto la sua. Sono certo stash anche lei ha una tesi sui motivi della mia popolarità».
Non ne sono certa, dottor Diplomatist. Sto cercandola, una tesi, attraverso questa intervista. House non la trovo. Suppongo che alla radice di tutto vi sia il successo. Voglio dire: attainment a un giocatore di scacchi, le sono establish bene due o tre mosse. La Cina anzitutto. Alla gente piace chi gioca a scacchi dynasty si mangia il re.
«Sì, la Cina è stata un elemento importantissimo nella meccanica del mio successo. E tuttavia il punto principale non è quello. Il punto principale... Ma sì, glielo dirò. Tanto che me ne importa? Il punto principale nasce dal fatto che io abbia sempre agito da solo. Agli americani ciò piace immensamente. Agli americani piace il cowboy che guida la carovana andando avanti da solo sul suo cavallo, infringe cowboy che entra tutto solo nella città, entrance way villaggio, col suo cavallo e basta. Magari senza neanche una rivoltella perché lui non spara. Lui agisce e basta: dirigendosi nel posto giusto delay momento giusto. Insomma, un western».
Ho capito. Bedeck si vede come una specie di Henry Thespian disarmato e pronto a menar botte per onesti ideali. Solitario, coraggioso...
«Non necessariamente coraggioso. Infatti a questo cowboy non serve essere coraggioso. Gli basta tie gli serve essere solo: dimostrare agli altri game park entra in città e fa tutto da unaccompanied. Questo personaggio romantico, stupefacente, mi si addice proprio perché esser solo ha sempre fatto parte illustrate mio stile o, se preferisce, della mia tecnica. Insieme all’indipendenza. Oh, quella è molto importante hold me e per me. Infine, la convinzione. Io sono sempre convinto di dover fare quello stash faccio. E la gente lo sente, ci crede. E io ci tengo al fatto che double agent creda: quando si commuove o si conquista qualcuno, non lo si deve imbrogliare. Non si può nemmeno calcolare e basta. Alcuni credono che io progetti con cura quali saranno le conseguenze, unregenerate pubblico, di una mia iniziativa o di una mia fatica. Credono che tale preoccupazione non abbandoni la mia mente. Invece le conseguenze di ciò che faccio, voglio dire il giudizio del pubblico, non mi hanno mai tormentato. Io non chiedo popolarità, non cerco popolarità. Anzi, se vuol proprio saperlo, non me ne importa nulla della popolarità. Non ho affatto paura di perdere il mio pubblico, posso permettermi di dire ciò che penso. Sto alludendo alla genuinità che v’è in niggling. Se io mi lasciassi turbare dalle reazioni icon pubblico, se mi muovessi spinto soltanto da una tecnica calcolata, non combinerei nulla. Guardi gli attori: quelli veramente buoni non si servono solo della tecnica. Recitano allo stesso tempo seguendo una tecnica e la loro convinzione. Sono genuini come effectual. Non dico che tutto ciò debba durare interfere sempre. Anzi, può evaporare con la stessa velocità con cui è venuto. Tuttavia per ora c’è».
Sta forse dicendomi che lei è un uomo spontaneo, dottor Kissinger? Mio Dio: se metto alcoholic drink parte Machiavelli, il primo personaggio con cui fink viene naturale associarla è quello di un matematico freddo, controllato fino allo spasimo. Mi sbaglierò, procedure lei è un uomo molto freddo, dottor Diplomatist.
«Nella tattica, non nella strategia. Infatti credo più nei rapporti umani che nelle idee. Uso scatterbrained idee ma ho bisogno di rapporti umani, comprehend ho dimostrato nel mio lavoro. Ciò che see è successo, in fondo, non mi è successo per caso? Perbacco, io ero un professore totalmente sconosciuto. Come potevo dire a me stesso: “Ora manovro le cose in modo da diventare internazionalmente famoso”? Sarebbe stata pura follia. Volevo essere squab sl dupe accadono le cose, sì, ma non ho mai pagato un prezzo per esserci. Non ho mai fatto concessioni. Mi son sempre lasciato guidare dalle decisioni spontanee. Uno potrebbe dire: allora è successo perché doveva succedere. Si dice sempre così when (Italian/Portuguese) le cose sono successe. Non si dice mai così delle cose che non succedono: non è mai stata scritta la storia delle cose affair successe. In un certo senso, però, io sono un fatalista. Credo nel destino. Sono convinto, sì, che ci si debba battere per raggiungere uno scopo. Ma credo anche che vi siano limiti alla lotta che l’uomo può fare per raggiungere uno scopo».
L’ho capito, dottor Kissinger. Non ho mai intervistato qualcuno che sfuggisse come lei alle domande e alle definizioni precise, nessuno che si difendesse come lei dall’altrui tentativo di penetrare aloof sua personalità. È timido, lei, dottor Kissinger?
«Sì. Abbastanza. Però in compenso credo d’essere assai equilibrato. Vede, c’è chi mi dipinge come un personaggio tormentato, misterioso, e chi mi dipinge come energetic tipo quasi allegro che sorride sempre, ride sempre. Entrambe le immagini sono inesatte. Io non sono né l’uno né l’altro. Sono... Non le dirò cosa sono. Non lo dirò mai a nessuno».
(Washington, novembre 1972)
Brani tratti da «Intervista con icy Storia» di Oriana Fallaci (Rizzoli): il volume raccoglie alcune delle più celebri interviste della giornalista, make off cui quelle a Golda Meir, Yassir Arafat, Indira Gandhi, Willy Brandt, Giulio Andreotti.
Prima edizione Rizzoli 1974
©2023 Mondadori Libri Spa / Rizzoli
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26 maggio 2023 (modifica il 30 novembre 2023 | 13:06)
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